Cinema

Il Servo

Precede

La teatralità del film viene esaltata anche nei movimenti della macchina da presa, che rimane fissa o si limita a seguire i personaggi; il regista stacca l’inquadratura solo necessario e funzionale al dialogo, mostrando i particolari in maniera oggettiva.
Losey muove in maniera circolare i personaggi, spesso facendoli compiere anche percorsi simili all’interno della casa, nella quale giocano un ruolo essenziale la scala e gli specchi. Proprio questi ultimi moltiplicano gli spazi all’interno delle stanze rendendo la casa un labirinto in cui Tony finirà per perdersi. Importanti sono anche i giochi di ombre, specialmente in rapporto alla figura di Barrett, spesso inquadrato all’altezza degli occhi scuri (messi in evidenza da un magistrale bianco e nero) quasi per cercare di carpire qualcosa nel suo animo ed appagare la curiosità dello spettatore, che, di fatto, non potrà né assolverlo, né incriminarlo.

Tutto questo viene evidenziato nella scena in cui Tony scopre la verità su Barrett e Vera. Il giovane aristocratico e la sua fidanzata, Susan, tornano in anticipo da una visita ad amici e trovano nel letto di Tony, il servo e la donna, che Barrett sosteneva essere sua sorella. Non è però il servo che inizialmente vedono i due nobili, ma scorgono dalle scale solamente la sua ombra, nella quale appare minaccioso e allo stesso tempo beffardo (sta fumando molto tranquillamente). Scoperta la relazione ma ancora convinto del loro grado di stretta parentela, Tony è dapprima solamente molto arrabbiato. Tuttavia il suo scoppio d’ira non viene messo in risalto con un primo piano, forse per sottolineare la vergogna che ha il giovane nell’essere stato tanto ingenuo: lo si vedrà solamente attraverso lo specchio del soggiorno dirigersi verso la porta ed urlare a Barrett di scendere, mentre Susan sbigottita rimane inerte a guardare. Lo stesso servo sarà inquadrato da vicino solamente nel momento in cui rivelerà il reale rapporto tra lui e Vera, altrimenti sarebbe stato presente solo attraverso il riflesso dello specchio.Nel film sono trattati costantemente i rapporti di dominio, in cui ognuno due quattro personaggi principali (Tony, Barrett, Susan e Vera), cerca di raggiungere o conservare un certo tipo di potere: non sono casuali nemmeno le posizioni fisiche che assumono i personaggi e non è, dunque, indifferente che Tony o Barrett siano filmati in piedi o seduti, in rapporto al proprio antagonista. Saranno proprio tali rapporti ad essere gradualmente stravolti, inizialmente col raggiungimento di una situazione di parità tra i due uomini, che assumo entrambi atteggiamenti meno formali. In particolare, Barrett non mostrerà più la propria vera identità solo in cucina, ma sarà se stesso in tutta la casa, di cui pian piano comincerà a disporre a proprio piacimento. L’esasperazione del ribaltamento di ruoli si avrà nella scena finale, anche attraverso un accentuato simbolismo, che opera una sorta di sintesi di quanto è successo durante il corso del film. Tony, in preda ai fumi dell’alcool, si rende conto di non essere più padrone in casa propria, mostrando un profondo senso di smarrimento. La situazione è assurda e paradossale, in bilico tra il grottesco e l’onirico. Persino il gioco degli specchi viene esagerato: Tony tiene in mano una sfera di vetro, attraverso la quale non vede più la realtà riflessa, bensì capovolta, come si sono capovolti i rapporti tra lui e Barrett. Anche Susan, sebbene con profondo disprezzo arriverà a baciare il servo, nonostante tutta la diffidenza dimostrata sino ad allora. La donna, però, coerente con se stessa, tirerà comunque uno schiaffo finale a Barrett, con un gesto di rabbia liberatoria, anche se purtroppo inefficace, che pare essere in linea con i topoi del Free Cinema.
Tony è il simbolo dell’aristocrazia che vorrebbe mantenere l’antico splendore e la superbia di sempre, ma, di fatto, non ci riesce e si trova, quindi, in uno stato di profondo degrado e decadenza. Un’altra sequenza che può essere considerata in linea con questa tematica, è quella del pranzo tra Tony e Susan in un locale, frequentato da gente altolocata e clero. Le persone qui, però, si ritrovano a parlare di cose futili e i dialoghi accentuano questa dimensione di poco spessore e profondità degli individui con dialoghi scollegati e senza senso.

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